Condominio – delibera assembleare – voto favorevole dei rappresentanti oltre la metà del valore dell’edificio – istituzione fondo cassa – situazione di grave degrado dell’immobile – creazione provvista per procedere a opere di manutenzione straordinaria e ordinaria – legittimità

È legittima la delibera assembleare, assunta con il voto favorevole dei rappresentanti oltre la metà del valore dell’edificio, con la quale si è istituito un fondo­cassa, in una situazione di grave degrado dell’immobile, per assicurare la provvista per procedere a opere di manutenzione straordinaria e ordinaria. (Cassazione civile, sentenza n. 17035 , dell’11 agosto 2016)

Assegnazione godimento della casa familiare – divisione immobile in comproprietà tra i coniugi – determinazione  valore  mercato dell’immobile –  rilevanza – esclusa allorquando immobile attribuito a coniuge  titolare del diritto al godimento stesso.

L’assegnazione del godimento della casa familiare, ex art. 155 c.c. previgente e art. 155 quater c.c., o in forza della legge sul divorzio, non può essere presa in considerazione in occasione della divisione dell’immobile in comproprietà tra i coniugi, al fine di determinare il valore di mercato dell’immobile, allorquando l’immobile venga attribuito al coniuge che sia titolare del diritto al godimento stesso. (Cassazione civile, sentenza n.17843 del 9 settembre 2016)

Contratto di fideiussione – concessione finanziamenti al debitore principale in difficoltà economica – omessa informativa al fideiussore dell’aumento del rischio e omessa richiesta di preventiva autorizzazione – violazione obblighi generici e specifici di correttezza e di buona fede contrattuale – sussiste

La banca che concede finanziamenti al debitore principale, pur conoscendone le difficoltà economiche, fidando nella solvibilità del fideiussore, senza informare quest’ultimo dell’aumento del rischio e senza chiedere la preventiva autorizzazione, viola gli obblighi generici e specifici di correttezza e di buona fede contrattuale (Cassazione civile, sentenza n.16827 del 9 agosto 2016)

Imprenditore – cessazione attività – dichiarazione fallimento – termine

Il termine di un anno, entro il quale l’imprenditore che abbia cessato la sua attività può essere dichiarato fallito, ai sensi dell’art. 10 legge fallimentare (nel testo modificato dal d.lgs. n. 5 del 2006 e dal d.lgs. n. 169 del 2007), decorre dalla cancellazione dal registro delle imprese, senza possibilità per l’imprenditore medesimo di dimostrare il momento anteriore dell’effettiva cessazione dell’attività, perché solo dalla suddetta cancellazione la cessazione dell’attività viene formalmente portata a conoscenza dei terzi, salva la possibilità concessa ai creditori e al P.M. di dimostrare che l’attività è di fatto proseguita successivamente (Cassazione civile, sentenza 26 agosto 2016, n. 17360)