Dichiarazione di fallimento,  decreto ingiuntivo privo del decreto di esecutorieta’  –  passaggio  in cosa giudicata formale e sostanziale-esclusione -opponibilità al fallimento – esclusione

 

Il decreto ingiuntivo non munito, prima della dichiarazione di fallimento, del decreto di esecutorieta’ non e’ passato in cosa giudicata formale e sostanziale e non e’ opponibile al fallimento, neppure nell’ipotesi in cui il decreto ex articolo 647 c.p.c. venga emesso successivamente, tenuto conto del fatto che, intervenuto il fallimento, ogni credito, deve essere accertato nel concorso dei creditori ai sensi della Legge Fallimentare, articolo 52. (Corte di Cassazione, sezione VI civile, ordinanza 26 aprile 2017, n. 10208)

Azione di divisione – esercizio – esistenza di una comunione tra aventi diritto eredità – necessità – sussiste. Azione di reintegrazione di quota legittima o riduzione – esistenza comunione – imprescindibili – esclusione

L’azione di divisione e l’azione di reintegrazione di quota legittima o di riduzione presentano una netta differenza sostanziale, perche’ l’esercizio della prima ha come condizione imprescindibile l’esistenza di una comunione tra gli aventi diritto all’eredita’, comunione che non sussiste, invece, quando il de cuius abbia esaurito il suo patrimonio a favore di alcuni di costoro con esclusione degli altri, mediante atti di donazione o con disposizioni testamentarie. Percio’, il legittimario, che sostenga di essere stato leso nei suoi diritti, deve, in tal caso, domandare anzitutto la riduzione del testamento o delle donazioni, mentre, nell’eventualita’ che l’istanza sia accolta, puo’ poi essere presa in esame la domanda di divisione, che egli abbia anche proposto; domanda che, pur non essendo incompatibile con la prima, costituisce, tuttavia, un posterius rispetto a questa, dato che, soltanto nella menzionata eventualita’, viene a stabilirsi una comunione tra il legittimario ed i beneficiari delle predette attribuzioni patrimoniali relativamente a quei beni che, oggetto di tali attribuzioni, sono in tal modo ricondotti nel patrimonio ereditario.  (Corte di Cassazione, 
sentenza 10 aprile 2017, n. 9192)

 

Creditore della parte venditrice – prezzo spettante per contratto di vendita (ex art 2932 c.c.) – pignoramento del credito – ammissibilità.

In base alla sentenza costitutiva che produce gli effetti del contratto di vendita ai sensi dell’articolo 2932 c.c. sorge immediatamente il credito per il prezzo del venditore – che non puo’ dirsi condizionato sospensivamente all’esercizio da parte del compratore della facolta’ di acquistare i beni oggetto del contratto – e poiche’ sono comunque espropriabili anche i crediti condizionati e quelli meramente eventuali, purche’ riconducibili ad un rapporto giuridico identificato e gia’ esistente, il creditore del venditore puo’ procedere al pignoramento del credito per il prezzo a quest’ultimo spettante in base al contratto di vendita costituito per sentenza ai sensi dell’articolo 2932 c.c. e, in alternativa (anche nelle forme del pignoramento presso terzi, laddove si tratti di beni detenuti da un terzo o di crediti), dei diritti del venditore stesso sui beni oggetto della vendita, per l’ipotesi dell’eventuale risoluzione dello stesso, in caso di mancato pagamento del prezzo da parte del compratore (Cassazione civile, sentenza 4 aprile 2017, n. 8682)

Garanzia vizi cosa venduta – onere prova vizi – compratore – sussistenza. Vendita cose usate – qualità ridotte in ragione dell’usura – sussistenza

In tema di garanzia per i vizi della cosa venduta cui spetta sempre al compratore l’onere della prova dei vizi, delle conseguenze dannose e del nesso causale fra gli uni e le altri. La prova liberatoria della mancanza di colpa, incombente al venditore rileva solo quando la controparte abbia preventivamente dimostrato la denunciata inadempienza

Nel caso di vendita di cose usate, il riferimento al bene come non nuovo comporta che la promessa del venditore e’ determinata dallo stato del bene stesso conseguente al suo uso, e che le relative qualita’ si intendono ridotte in ragione dell’usura, che va considerata come quella concreta che scaturisce dalla reali vicende cui il bene stesso sia stato sottoposto nel periodo precedente la vendita (Cassazione civile, ordinanza 30 Marzo 2017, nr 8285)

Delibera – impugnazione  condomino – attribuzione amministratore ex art. 1131 c.c.- sussistenza- autorizzazione o ratifica dell’assemblea – necessità – esclusione

L’amministratore puo’ resistere all’impugnazione della delibera assembleare e puo’ gravare la relativa decisione del giudice, senza necessita’ di autorizzazione o ratifica dell’assemblea, giacche’ l’esecuzione e la difesa delle deliberazioni assembleari rientra fra le attribuzioni proprie dello stesso . Pertanto, la difesa in giudizio delle delibere dell’assemblea impugnate da un condomino rientra nelle attribuzioni dell’amministratore, indipendentemente dal loro oggetto, ai sensi dell’articolo 1131 c.c.. (Cassazione civile, sentenza n. 7095 del 20.03.2017)